De la desaparecida página Epigraphia de la dott.ssa Giovanna Di Giacomo
Según nos explica la dott.ssa Giovanna Di Giacomo en el siguiente artículo, las raíces de la onomástica italiana y de los títulos imperiales ya se encuentran en Julio César. Pero fue Octaviano, su hijo adoptivo quien desarrollaría, por un proceso de metamorfosis, un grupo oficial de nombres-títulos destinado a volverse la base de la titulación de la mayor parte de los monarcas siguientes, los que añadirán sus nombres personales y otros elementos. Este conjunto complejo será examinado aquí sobre la base de monedas y documentos oficiales, honorarios (nombre del emperador en dativo) y conmemorativos (emperador al nombre).
§21.8. ONOMASTICA IMPERIALE
Le radici dell'onomastica e della titolatura imperiale (t/i) si trovano già in Giulio Cesare, che honores modo nimios recepit: continuum consolatum, perpetuam dictaturam praefecturamque morum, insuper praenomen Imperatoris, cognomen Patris patriae ecc. [Svet. Iul 76]. Ma fu Ottaviano, suo figlio adottivo, a svilupparla attraverso un processo di metamorfosi della sua propria originaria f/o. [§23]. Nato come Caius Octavius Gaii filius, ridenominato Caius Iulius divi f(ilius) Caesar per l'adozione testamentaria da parte di Giulio Cesare poi divinizzato (non é attestata la formula Caius Iulius Caesar Octavianus), volle infine chiamarsi Imperator Caesar divi f. e poi {27a>} Imperator Caesar divi f. Augustus, utilizzando Imperator come P., Caesar come G, Augustus come C. Egli consacrava, così, un gruppo ufficiale di nomi-titoli destinati a divenire la base della t/i della maggior parte dei prìncipi successivi, i quali vi aggiungeranno i nomi personali e altri elementi. Questo insieme complesso verrà qui esaminato sulla base delle monete e dei documenti ufficiali, onorari (nome dell'imperatore in dativo) e commemorativi (imperatore al nominativo).
<B> Musca 1979, Mastino1981.
§21.8.1. Augusti viventi
La t/i di un Augustus palesa la concentrazione nelle sue mani di titoli, virtù, poteri militari, civili e religiosi che nella Repubblica erano o assenti o taciuti o ripartiti fra più magistrati. I componenti (sino al n. 17) sono qui forniti nell'ordine prevalente con cui li presentano i testi ufficiali.
1 - IMPERATOR, Αύτoκράτορ: in origine indicava chi, investito di imperium militiae - diretto (consul, proconsul, praetor, propraetor) o delegato (quaestor pro praetore) - aveva ottenuto una grande vittoria militare. L'uso come P, che risale già a Cesare [Svet., Caes. 76,1], si ufficializza con Augusto (va trascritto con l' iniziale maiuscola). Lo trascurarono (proprio come P) Tiberio, Caligola e Claudio, mentre Nerone talvolta lo impiegò assieme al P Nero come poi Galba, Otone e Vitellio. Dai Flavi venne perdendo però il valore di P. Caracalla è detto imperator destinatus ά άποδεδίγμενος [Mastino 1981 30]. Per imperator nelle acclamazioni imperatorie vedi sotto.
<B> Syme
2 - CAESAR, Καίσαρ: il C ereditario della famiglia senatoria dei Caii Iulii divenne G nella t/i di Augusto. Tiberio, Caligola, Vespasiano ecc. mentre Claudio e Nerone lo usano in posizione ambigua come primo C o come secondo G. Dal 136 diviene il C riservato all'erede (di sangue o adottato) destinato alla successione imperiale (Caracalla reca il rarissimo titolo di C. destinatus [Mastino 1981 30], ma continua anche a essere usato come G a proclamazione avvenuta: vedi Marcus Aelius Verus Caesar = M. Aurelio appena adottato, che da imperatore si chiama Imperator Caesar Marcus Aurelius Antoninus.
3 - Patronimico, avonimici: sono l'espressione della continuità del potere fra successive generazioni di Augusti uniti da quattro possibili legami:
I tipo: vera ascendenza, es: Vespasiano > Tito e Domiziano; M. Aurelio > Commodo;
II tipo: parentela, es: i cugini Elagabalo > Severo Alessandro;
III tipo: adozione pacifica, es: Augusto > Tiberio; Traiano > Adriano > Antonino Pio > M. Aurelio;
IV tipo: legittimazione del potere conquistato militarmente e adozione fittizia: Settimio Severo e Caracalla (la legittimazione ottenuta da Vespasiano [v. la c. d. lex de imperio V.] non si rispecchia nella sua f/o).
Agli imperatori defunti sottoposti a deificazione (άποθέωσις) spetta l'epiteto divus θείος (raro in occidente deus θεός).
Le serie più lunghe di p + a, a2 ecc. sono quelle di Caracalla e Elagabalo. Caracalla risale sino a Nerva dicendosi filius ύιός di Settimio Severo [I tipo], nepos ύιωνός di M. Aurelio (Commodo è ignorato) [IV tipo, attraverso il padre]; pronepos έγγоνος di Antonino Pio; abnepos άπόγονος di Adriano; adnepos di Traiano e Nerva ( Nerva è detto anche proadnepos).
Gli elementi che compongono il p sono molti se vive il pater. Dopo la sua morte il p può:
- 1) contrarsi al minimo (divi + C così Nerva, Traiano, Adriano): cf. il p di Antonino Pio, prima e dopo la morte dell'adottante Adriano, in CIL 6, 998 {<10 Lu. 138} e 999 {10 Lu. 138>};
- 2) restare ricco e ampio: vedi la f/o del divo Severo nel p di Caracalla dopo il 211 [Mastino 1981 167 n. 6].
Per i nomina devictarum gentium [v. infra al punto 9] dei divi Augusti citati negli a: Adriano e Antonino Pio non ne hanno; Traiano è sempre Parthicus (importanza della conquista! V. però CIL 8, 10347) anche come adnepos [6,1030]; M. Antoninus Pius (M. Aurelio) è ancora Germanicus Sarmaticus rispetto a Caracalla [6,1053].
Dopo Elagabalo, che in 6,1078 = 40665 si dice ancora nepos di Severo, gli a si riducono drasticamente, dapprima per la confusa situazione politica {III}, poi per decadenza d'uso. L'a precede il p in CIL 6,1078 = 40665.
4 - Matronimico: Tiberio [Svet. Tib. 50,2] si indignò per la proposta di aggiungere Liviae filius alla sua titolatura. Raro: vedi Caracalla Iuliae Augustae [Mastino 1981 164 n. 3].
5 - Fratronimico (in genitivo): la rara indicazione (dopo il p) del frater άδελφός si ha con:
- 1) M. Aurelio: divi Veri Parth.max. [CIL 6,1014];
- 2) Settimio Severo: divi Commodi [Commodo è ignorato da Caracalla in 1030];
- 3) Caracalla: M. Aureli Antonini Aug. cioé M. Aurelio [Mastino 1981 165 n. 4]; Caracalla e Geta reciprocamente, ma per lo più cancellato per damnatio memoriae.
6 - Nomi personali: siano originari o di adozione, essi seguono (di solito vengono dopo il patr. e l'av., ma talvolta lo precedono) il p e l'a, quando questi ultimi sono presenti. Es.: Traiano è Nerva Traianus, Adriano è Traianus Hadrianus, Antonino è Titus Aelius Hadrianus Antoninus Augustus Pius, M. Aurelio è M. Aelius Aurelius Antoninus Augustus Pius. L'erasione dei nomi è segnale di damnatio memoriae. [M. 7.7].
7 - AUGUSTUS, Αύγουστος {171>}, Σεβαστός: dopo il 31 Dicembre 33a, scaduti i poteri del II triumvirato, Ottaviano per 5 anni {>28a}governò in forza del consensus universorum (Res gestae 34). Avendo dichiarato in Senato il 13 Gennaio 27a di voler deporre il potere, gli fu conferito, nella seduta del 16 Gen. il titolo di Augustus, parola derivata da augeo "accresco" (identica radice di auctoritas e augurium; gr. Σεβαστός da σεβάζομαι < σέβω "venero"). Il titolo non fu assunto ufficialmente dal solo Tiberio, ma dopo di lui divenne stabile. Dal periodo della correggenza diarchica di Marco Aurelio e Lucio Vero {161-9} fu comune ad entrambi gli imperatori, detti perciò Augusti (abbreviato AUGG) e parificati, almeno formalmente, riguardo all'esercizio del potere [per A. iun(ior) Mastino 1981 30].
8 - PIUS, FELIX, INVICTUS ecc.: a partire da Commodo questi aggettivi laudatitvi assumono la posizione e la funzione di C. Sono: Pius, Felix, Invictus. Pius era già stato usato da Caligola insieme a castrorum filius, pater exercituum [Svet., Cal. 22], ma non se ne hanno riscontri epigrafici.
9 - Cognomina devictarum gentium: corrispondenti a quei cognomina ex virtute repubblicani [quali Africanus Asiaticus (Cornelii), Creticus (Caecilii), Isauricus (P. Servilio Vatia)] che nell'impero furono coniati dopo le guerre vinte, talvolta seguiti dalla cifra delle iterazioni delle vittorie (da leggere come avverbi numerali neutri), su popoli confinanti sottomessi. Nell'elenco che segue agli epiteti con asterisco si aggiunga Maximus:
- Adiabenicus < Adiabene Αδιαβηυή provincia Assyria (cap. Arbela) (116), Settimio Severo (195), Caracalla (213? 214?), Vaballath• (270/271), Diocleziano e Massimiano• (?), Costanzo Cloro(?).
- Alamannicus < Alamanni etnonimo.
- Arabicus < Arabia: Settimio Severo (195), Caracalla (213? 214?), Vaballath• (270/271).
- Armeniacus < Armenia: Lucio Vero (163), Marco Aurelio (164), Diocleziano e Massimiano• (297), Costanzo Cloro (?).
- Britannicus < Britannia: Commodo (184), Settimio Severo, Caracalla• e Geta (210), Aureliano• (?), Carino• (283), Diocleziano e Massimiano• (285/288) (296), Costanzo Cloro (296).
- Carpicus < Filippo Arabo e Filippo II (247? 248?), Aureliano (271? 272?), Diocleziano e Massimiano (?), Costanzo Cloro (297).
- Dacicus < Dacia: Traiano (102), Massimino Trace• (236/237), Decio• (250), Gallieno• (257), Aureliano• ( 271? 272?).
- Francicus <
- Germanicus (Germani): Nero Claudius Drusus, figlio di Livia e figliastro di Augusto, per le vittorie de 12a e del 9a ricevette per primo, ma dopo morto, il C trionfale di Germanicus poi trasmesso al figlio Germanico, a Caligola, Claudio e Nerone. Con la vittoria dell'84, Domiziano vivente l'assunse per primo come titolo di vittoria, seguito da: Nerva (ott./nov 97), Marco Aurelio e Commodo (172), Commodo• (184), Caracalla (213), Massimino Trace• (236), Filippo Arabo (284), Valeriano• (256? 257?), Gallieno• (256? 257?), Postumo• (262), Claudio II• (269), Aureliano• (270? 271?), Probo• (277), Caro (283), Carino• (283), Diocleziano e Massimiano• (285), II (?), III e IV (286/293), V (294), VI (?), VII (302), Costanzo Cloro (294), II (301).
- Gothicus < Gothi: Claudio II• (269? 270?), Aureliano• (271), Tacito• (276), Probo (277).
- Medicus < Media: Lucio Vero (166), Marco Aurelio (Mar. 166>), Diocleziano e Massimiano• (?), Costanzo Cloro (?).
- Palmyrenicus < Palmyra
- Parthicus < Parthia: Traiano (116), Lucio Vero (165), Marco Aurelio• (166), Settimio Severo• (198), Filippo Arabo e Filippo II (244), Gallieno• (264), Claudio II• (270), Aureliano• (271? 272?).
Con Marco Aurelio la gloria delle vittorie esterne viene per la prima volta posta a confronto con quella dei predecessori (omnes omnium ante se maximorum imperatorum glorias supergressus [6, 1014]. Frequente da Caracalla [CIL 14, 2073 (213)] la formula di paragone super omnes retro principes "sopra tutti i precedenti imperatori" abbinata ad aggettivi (invictus, fortissimus).
10 - Pontifex maximus, άρχιερεύς μέγιστος: la massima carica vitalizia del maggior collegio sacerdotale pubblico repubblicano (pontifices) nell'impero fu assunta per la prima volta da Augusto (12a) e dopo di lui divenne stabile prerogativa dell'imperatore, considerato come un "Papa", primo, unico [(la collegialità del pontificato massimo sembra affermarsi con Pupieno e Balbino (238)] sommo sacerdote e interprete della volontà divina palesata nelle cerimonie ufficiali dello Stato.
11 - Tribunicia potestas, δεμαρχική έξουσία: Ottaviano nel 36a con la tribunicia potestas perpetua ottenne oltre alla sacrosanctitas, poteri eccezionali: diritto di convocare a) il popolo per far votare un plebiscito; b) il senato per sollecitare un decreto. Ottaviano in forza della sua personale auctoritas non era però soggetto alla limitazione della temporaneità e della collegialità; dunque nessun tribuno poteva dirsi suo pari (egli infatti non è un loro collega, pur avendo in misura maggiore la potestà tribunizia) ed opporsi al suo operare. Questa tribunizia potestà la depose il 13 Gennaio 27a, e la riassunse il 26 Giugno (data incerta) 23a rinnovandola, per salvare le apparenze, ogni anno e facendone uno dei cardini del potere imperiale. Le date di assunzione furono varie:
Tiberio: 1 Luglio 4 (VI, dopo l'adozione),
Caligola: 18 Marzo 37,
Claudio: 25 Gennaio 41,
Nerone: 14 Ottobre 54, ecc.
Sino a Traiano la data coincide dunque col dies imperii (giorno di innalzamento al potere), ma dal 10 Dicembre 98 (t.p. III di Traiano), sino a tutti i secoli II e III, la data di inizio fu fatta volutamente coincidere con quella tradizionale repubblicana: 10 Dicembre. Nella titolatura compare in ablativo o genitivo, seguita da un numerale da sciogliere con un avverbio numerale ordinale neutro che indica le iterazioni del rinnovamento.
Si ricordi che i tribuni della plebe repubblicani avevano:
- ius auxilii per proteggere i plebei contro i soprusi dei magistrati;
- ius intercessionis diritto di veto entro la città;
- ius coercitionis azione penale coercitiva verso i contravventori delle leges sacratae.
Totale massimo di iterazioni: 38 Tiberius, 37 Augustus, 34 M. Aurelius, 33 Costantinus, 24 Antoninus Pius, 22 Hadrianus, Diocletianus, 21 Traianus, Maximianus, 20 Caracalla, 19 Septimius Severus, 17 Commodus, Licinius, 16 Domitianus, Gallienus, 14 Claudius, Nero, Severus Alexander, 11 Titus, Posthumus, 9 Vespasianus, L. Verus, 7 Gordianus III, Valerianus, Probus, 6 Philippus Arabs, Aurelianus, Costantius Clorus, 5 Heliogabalus, 4 Caligula, Geta, Maximinus, Decius, Trebonianus Gallus, Volusianus, 3 Philippus II, Claudius Gothicus, Tetricus, Carinus, 2 Nerva, Macrinus, Hostilianus, Tacitus, Carus, Numerianus.
12 - Imperator, αυτοκράτωρ: seguito da una cifra (da leggere come avverbio numerale ordinale neutro) ricorda le appellationes (acclamazioni) che i soldati avevano rivolto all'imperatore quando egli o un suo legatus li aveva guidati a un' importante vittoria militare.
13 - Consul, ΰπατος: non sono i poteri di questa carica, declassata rispetto alla repubblica a rango di carica urbana, quelli su cui si basa la forza dell'Imperatore; infatti il numero dei consolati (ordinari) rivestiti per pochi mesi dai singoli Augusti fu vario e discontinuo: Marco Aurelio, ad es., non lo assunse più una volta divenuto Augustus. Las cifra che segue indica le iterazioni (da leggere come avverbio numerale ordinale neutro). Frequente la designatio al consolato: consul...designatus (άποδεδειγμέυος).
14 - Pater patriae, πατήρ πατρίδος: in epoca repubblicana era raro e straordinario. Come C fu assunto da Cesare [Svet., Caes. 76,1], che come parens patriae fu esaltato nella colonna innalzatagli sul luogo ove era stato cremato. Divenne ufficiale con Augusto (2a) su proposta del Senato, e fu conferito, salvo limitate eccezioni, a tutti gli imperatori sin dall'inizio, anche se alcuni lo accettarono solo dopo qualche tempo.
15 - Proconsul, άυτύπατος: il titolo, che spetta in epoca imperiale ai consulares inviati come praesides nelle provincie Asia e Africa, compare saltuariamente nella titolatura di alcuni imperatori - Domiziano, Traiano, Adriano e gli Antonini (salvo Antonino Pio) - quando, trovandosi fuori dall'Italia, intendono ricordare il fondamento del proprio potere (imperium proconsulare maius et infinitum). Da Settimio Severo, che trasferisce, fatto nuovo, una legione, la II Parthica, nei Castra Albana vicino Roma, il titolo comparve permanentemente nella titolatura, anche se gli imperatori risiedevano in Italia.
16 - Censor, τιμητής: questa importante carica repubblicana decadde nell'impero sì da essere rivestita saltuariamente da Claudio (47), Tito (73), Domiziano (85). Quest'ultimo si fece chiamare censor perpetuus a significare che anche i poteri censorii erano passati stabilmente nell'insieme delle prerogative dell'imperatore. Dopo Domiziano la carica non compare più nella titolatura ritenendosi assorbita nei poteri imperiali.
17 - Dominus, δεσπότης, κύριος: Augusto domini appellationem ut maledictum et opbrobrium semper exhorruit [Svet. Aug. 53,1], così anche Tiberio [Svet. Tib. 27], poiché sottindendeva un rapporto fra principe e popolo simile a quello fra "padrone" e schiavi. Si afferma coi Severi, benché compaia già con Caligola e Domiziano [Svet. Dom. 13,1-2].
(I. Di Stefano Manzella – Antichità Romane – Anno accademico 1995/96 – Università della Tuscia)